Scritti e considerazioni di STORIA e FILOSOFIA
Cosa scrivere, dire, in merito a una vastità tale che ci comprende tutti? In particolare in uno spazio necessariamente sommario, come è questo?
Sia per la Storia che per la Filosofia si possono – ritengo – individuare dei crocevia. Alcuni passaggi cardine che preludono a macro-svolte successive.
E allora, come esemplari incipit di tale mio approccio, senza tergiversare oltre, eccone subito due, di crocevia per la Storia.
Il primo è – credo – ben simbolizzato dalla cartina sottostante [fonte]: quella di una porzione della futura Europa sul finire del IX secolo d.C., quando i nipoti di Carlo Magno – Carlo il Calvo, Ludovico il Germanico e Lotario, figlli di Antonino il Pio, a sua volta figlio del fondatore del Sacro Romano Impero – si dividono il Sacro Romano Impero appunto, in tal modo gettando le basi di ciò che, secoli dopo, diverranno – se non immediatamente gli stati nazionali (processo che, per Germania e Italia, si compirà nel secolo XIX) – certamente le culture dei mondi francese, germanico e italico.
Per un autorevole approfondimento in merito rimando a un buon trattato di storia medievale: Gabriella Piccinni, I mille anni del Medioevo, Bruno Mondadori, Milano, 2° edizione, 2007
Ritengo che, in nuce, questo passaggio storico contenga le radici dell’Europa.
Una fase complessa dell’Occidente Moderno è stata senza dubbio la Guerra dei Trent’anni (1618-1648). Attualmente (04 aprile 2024) la preesistente pagina viene messa in manutenzione; probabilmente sarà rieditata presso altro sito.
Il secondo crocevia è il riferimento al pensiero, in particolare a un libro, di uno dei, probabilmente, maggiori economisti del secolo scorso, John Maynard Keynes. Egli, nel 1919, all’indomani del Congresso di Versailles che sanciva il termine degli imperi secolari europei e la chiusura della Grande Guerra – stabilendo le schiaccianti sanzioni che il mondo tedesco avrebbe dovuto pagare ai vincitori – prevedeva le conseguenze che ciò avrebbe avuto nel breve tempo. Il libro è Le conseguenze economiche della pace. A latere si può notare come il termine “pace” suoni qui, nel contesto del Congresso di Versailles e dell’immediato dopoguerra (1919), fortemente ironico: facendo riferimento al distinguo tra pace francescana e pace romana (ma, eventualmente, se ne riparlerà anche altrove), il riferimento di Keynes alla pace era certamente, purtroppo, nell’accezione romana e non francescana. Le conseguenze, storico-sociali e non esclusivamente economiche, di ciò pochi anni dopo si sarebbero chiamate nazifascismo, preludio al Secondo Conflitto Mondiale.
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Augurandomi a presto…