Passaggi molteplici nel romanzo postmoderno: Bianciardi, Calvino, DeLillo, Eco

La ristampa in ebook kindle sulla mia vetrina AMAZON e un breve post memo su FB

 

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Discussione video

L’introduzione al libro in oggetto è – ritengo – ben esemplificata dalla mia discussione del 3 luglio 2014 presso la sede UTIU – UNINETTUNO di Roma. Con questa occasione desidero ringraziare ancora tutto il prestigioso collegio doconte della commissione d’esame; in particolare la professoressa Nora Moll, relatore di quel mio lavoro, in corso d’opera preziosa guida nonché persona sempre garbata, equipaggiata di doti di spiccata umanità. Grazie ancora.

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Oltre alla suddetta discussione video, mi sembra comunque opportuno riepilogare anche in via testuale i significati di questo, per me, appassionante lavoro. Eccoli, quindi, di seguito, dapprima sinteticamente e poi in maniera più dettagliata.

Sintesi

Sulla base di due divergenti paradigmi, razionalista di Whitehead vs empirico di Charcot, delle faglie culturali occidentali dei secoli XIX-XX, di autorevoli teorizzazioni e apporti critici (tra cui Barthes, Eco, Ferroni, Casadei), secondo un’ottica sia comparatistica che filologica, si esaminano i processi e alcuni dei passaggi (Bianciardi, Calvino, DeLillo, Eco) all’origine del romanzo postmoderno nonché gli echi filmici, poetici, musicali, asserendo che, almeno in Italia, la contemporaneità narrativa ha radici negli anni ’60-’70.

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Dettaglio

Per una presentazione di maggior dettaglio, come avrà compreso chi ha visionato la discussione video, va detto quanto segue.

Necessaria premessa del lavoro sono due antitetici approcci, uno artistico-narratologico e l’altro clinico-sperimentale, per brevità etichettati il primo “razionalista alla Whitehead” e il secondo “empirista alla Charcot”, riconducibili a due canoniche e opposte concezioni scientifico-filosofiche, cardini del pensiero occidentale. Nel saggio si mostra come il primo sia stato a lungo vigente nell’arte narrativa, fino a dopo la metà del XX secolo; viceversa come il secondo, precipuo del pensiero e del metodo positivista, sia stato più di recente, pur indirettamente, adottato nella narrativa definita postmoderna.

Dopo una panoramica introduttiva, circa le riconosciute faglie culturali occidentali dei secoli XIX-XX e, più specificamente in Italia, letterarie nella seconda metà del XX, – servendosi anche delle consolidate categorizzazioni di Bachtin circa la natura monologica della poesia e dialogica del romanzo, nonché di alcune concezioni estetiche di Levi Strauss, Barthes, Eco, – si giunge a prendere in esame alcuni autori e alcuni loro testi ritenuti emblematici per la nascita e il maturarsi di quella che, in letteratura e più specificamente in narrativa, è definita postmodernità e/o contemporaneità. Pertanto se ne delineano le differenze rispetto alla modernità, tanto quella decadente-borghese, quanto quella realista legata al novel, cercando altresì di identificare il protocollo paradigmatico postmoderno, o della contemporaneità, estraendo plausibili elementi e criteri dai riferimenti di eminenti critici a cavallo di fine millennio.

Si esaminano quindi alcune di quelle che sono ritenute le origini di tale ampio processo secondo una serie di ritenuti passaggi molteplici di interesse per il romanzo postmoderno: i nomi principali sono quelli di Bianciardi, Calvino, DeLillo, Eco. Pertanto si conduce il lettore in un viaggio letterario, e più in generale culturale, che spesso assume anche connotazioni di costume nonché socio-politiche. Dall’agra vita dell’intellettuale del boom, attraverso le molteplici ed eterogenee città, anche invisibili o infernali, e il sottomondo della contemporaneità globalizzata, si giunge fino alle bugie del possibile. Tutto ciò percorrendo una intensa rassegna di alcuni dei testi narrativi sicuramente più noti dei quattro scrittori, indicando dove possibile i nessi e i collegamenti, le filiazioni e le analogie, analizzandone gli echi, con altri motivi letterari o cinematografici, poetici, musicali o canori; il tutto secondo un’ottica che desidererebbe essere tanto comparatistica che filologica.

La tesi che si sostiene è che i temi e le forme della contemporaneità, almeno in Italia, pur seguendo percorsi molteplici, sono di fatto iniziati abbastanza lontano. Pur latentemente e in maniera sommessa, come tutti gli importanti processi storico-culturali, essi si sono originati negli anni ’60-’70 e possono essere rintracciati in alcune opere, narrative e letterarie, qui prese in considerazione. Si sono poi trasformati nei decenni, cozzando talvolta anche con le pregresse teorizzazioni, seguendo gradienti sull’onda della creatività e sensibilità degli autori ma anche degli impulsi sociali, culturali ed estetici.

Anche sulla scia delle recenti teorizzazioni di Alberto Casadei e Giulio Ferroni, si formulano infine i criteri per un superamento della stessa postmodernità/contemporaneità, criteri fondantisi su una narrativa etica, apertamente dialettica, affinché, come afferma Giulio Ferroni, attraverso la coscienza del postumo, si ritrovi «nella cultura del passato quel modello di razionalità e di civiltà che essa non ha mai realizzato pienamente», la «promessa di felicità sempre lasciata in sospeso». Ciò, conclude chi scrive, al fine di perseguire una nuova forma di cultura, trasversale e olistica, non unicamente letteraria, nel segno e nella direzione di un plausibile Neo-Umanesimo, stavolta tanto possibile quanto verosimile.

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