Amica mia

Ho voglia di parlar con te

della vita,

amica mia,

della sua inutilità

o del gran dono

che é.

 

Delle distese di mattine

fra le nebbie ancora fredde delle notti

e profumi di cappuccini e vaniglie,

delle notti insonni

a vegliare a una luce

fioca,

dei pomeriggi estivi

in calure senza senso e mare,

delle veglie da bambini

nelle notti di Natale.

 

Vorrei parlarti degli amori

giovanili e andati,

delle ferite,

non delle occasioni perse

ma degli occhi

della compagna di viaggio,

come il poeta sa

“il più bel paesaggio”.

 

Vorrei dirti delle disperazioni

quando – solo –

presso il malchiuso tavolino

in un pomeriggio assurdo

al dopopranzo

tra i fumi del vin rosso

senza capire

imprecavo ininterrottamente a malasorte

e pace non trovavo

se non in disperazione estrema

e in pianto,

cedendo ancor di più a disperazione

e a ira,

devastando me stesso

nel vuoto ancora.

 

Vorrei saperti dir della fiducia

in questa vita,

in questo mattino

fra queste strade

mosse dal traffico

e in questo sole,

che volti di palazzi

illumina,

come una speranza.

 

[Fabio Sommella, 24 gennaio 2020]

 

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)