La sagoma di quelle barche, coi pescatori, quel rosso di sfera solare che s’accresce – pur se mi piace pensare che si stemperi, estinguendosi – il suo tremulo riflesso purpureo baluginante in incommensurabili acque di mare… l’esistenza in questo lembo d’universo.
Lo scapigliato Giovanni Camerana (1845-1905), coevo dell’impressionista Claude Monet (1840-1926), aveva scritto versi di analoga bellezza visiva ed espressiva: “Il pioppo è un tremolio di grigio e argento“. Probabilmente – chissà? – conosceva l’opera dell’artista francese.
Un grande pittore romantico, ovviamente predecessore di Claude Monet, l’inglese Joseph Mallord William Turner (1775-1851), nella sua prolifica e profonda produzione – che probabilmente avrà in qualche modo e misura influenzato anche parte della pittura impressionista – anni prima aveva dipinto Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi (1812), dove si respira e si avverte il medesimo motivo di infinitezza dell’uomo verso lo spazio circostante, l’uomo come insignificante macchia-pulviscolo dispersa nella vastità della natura, del cosmo.
Diversi autori, diverse origini nazionali, diverse epoche, diversi soggetti, medesimi temi ispiratori: la vastità della natura – con la sua maestà o potenza degli elementi – verso la finitezza dell’uomo.
Il grande recanatese, nel 1826, aveva scritto: “… e il naufragar m’è dolce in questo mare.”
[Fabio Sommella, 07 maggio 2023]
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