Ed è lo scroscio dell’acqua piovana
– certo, quando si è al riparo
in luogo sicuro
e non “ti piove sulla testa”,
magari attraverso le travi d’un vecchio tetto
in un bilocale, seppure romantico –
che lava la coscienza
dai pesi,
da zavorre,
da scorie inutili,
orpelli.
Quella sonorità naturale,
essenziale,
ti restituisce
lo stato di vita virginale,
quello d’un uomo
che s’affaccia dall’antro tetro
alla radura.
Riluce la stessa:
stato limpido,
schietto
che ti parea perduto
e forse l’è.
[20 agosto 2018]