Ma tanto vinceranno loro, già lo sai. Loro. Si. Con quelle ricerche di certezze. Di ragioni. Di legittimità. Di conti fatti perfettamente. Con l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto. Conti da computista. Contabile. La società, il mondo come un’azienda. Loro che vedono il proprio confine come invalicabile. Scolpito nella pietra. Dai confini naturali. Oggi come duemila anni fa. Loro che sono “perfettini”, vincenti, arrivisti, sgomitanti, di successo. Loro che vengono da un niente e verso il niente salgono. Ma stanno nello strato intermedio, di chi si è appena arricchito, con il proprio piccolo “benesserino”. Che li fa pensare alla borghese. Che li fa sentire schifati dallo straniero. Quello che non sia un turista inglese o francese. Opulento. Che porta soldi. Da quello che non ha niente in comune con noi. Dal cinese. E dal romeno. Dall’arabo. Lezioni di antropologia culturale? Si. Ma dalla primaria. La scuola. Dalle medie almeno. Sennò si cresce viziatelli e “disgustatelli”. Non nel corpo, che sarà anche ormai avvezzo alle asperità del rione e del quartiere. Pure della malavita organizzata. Ma dello spirito.
E pensi a Lei, mentre riascolti quei controcanti che ti fanno lacrimare. «Vorrei incontrarti tra cent’anni». Come sarà il Mondo tra cent’anni? Ecco. Ma ti ci vedresti con Lei. Che pensavi sarebbe stata con te, vicina. Per i vostri cent’anni. E insieme avreste condiviso la strada dell’evoluzione. Sociale. Quella del non vincere, necessariamente. Quella di Pasolini. E di quelli e quelle che diffondono il verbo. E di Gandhi, che augurava un unico stato sulla Terra. Perché la nostra patria è il pianeta, almeno. E non solo l’Italia. Con le sue forze. Coi suoi fratelli. Tanto di cappello a Mameli e ai martiri del Risorgimento, duecento anni fa. Ma ora siamo tutti fratelli, su questa madre Terra, figli del Gran Padre Oceano. E tutti veniamo da lì. E allora pensi anche a lei, a cui ti senti vicino. Inutilmente. Vanamente. Pure contro i politici voltagabbana. Opportunisti. E i portaborse. E quelli che pensano, dicono, non da destra e non da sinistra ma solo in base al buon senso. Vergognosamente. Perché esser di sinistra è avere interesse per l’uomo. Tutto l’uomo. Averlo a cuore. A prescindere dalla nazione. Anche a costo di perdere. Di sbagliare. Anche a costo di aver torto. Contro tutte le presunte regole. Perché la verità e la giustizia sono anarchiche. E non s’insegnano.
Ma tanto vinceranno loro. Perché tra cent’anni non incontrerai Lei, come non hai vicino lei, adesso. Rimangono i motti di Pasolini, come eterna e semplice verità. Contro le anomie della vita e della natura. Contro tutte le bugie. E gli arrivismi. E le false razionalizzazioni. Da campagna elettorale. Coi loro slogan. E le loro facce pulite, perbene. Presidenti operai, mamme italiane, amici degli immigrati non clandestini. Tanto vinceranno loro. Con tutta la pena. Tu resti col tuo sogno. Quello tra cent’anni.
[Fabio Sommella, 22FEB2018 – posted su FB in stessa data]
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